Impossibile non accorgersene durante un viaggio d’autunno ad Alba. Tra novembre e dicembre, infatti, le vie della cittadina vengono invase da un aroma pungente proveniente dai tanti stand di una delle sagre italiane più famose al mondo, quella dedicata altartufo biancodi Albache cresce tra Langhe, Roero e Monferrato per incantare naso e palato di appassionati e semplici curiosi.
In vista di un weekend inPiemonte, si rende allora necessaria unaguida a tutti i segreti di questa eccellenzada degustare almeno una volta nella vita.
H2: Origini e territorio: perché il tartufo bianco di Alba è unico
Complici un aroma inconfondibile, un sapore intenso e una grande rarità, iltartufo d’Albaè una delle eccellenze più conosciute e pregiate del territorio compreso traLanghe, Roero e Monferrato. Anche le sue origini millenarie, tuttavia, hanno contribuito a creare attorno a questa specie ditartufo biancoun mito che continua ancora oggi.
Il prodotto, infatti, era già conosciuto e apprezzato all’epoca dell’Antica Roma, quando era considerato undono divino. NelRinascimento, invece, divenne unsimbolo di lussoconsumato in tutte le corti europee. L’attuale appellativo diBianco d’Albaarriva però soltanto allo scadere deglianni Venti del Novecentosu iniziativa diGiacomo Morra, con l’obiettivo di promuoverlo a livello internazionale. La sua azienda fu peraltro la prima a commercializzarlo e a organizzare laFiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Albache tuttora ha sede neiweekendtra novembre e dicembre.
L’unicità di questa specie è poi dettata anche dal particolare territorio deltartufo bianco, dove si trovae viene raccolto ogni anno. Dalla crescita spontanea e non coltivabile, approfitta delterroir argilloso e calcareodi un piccolo angolo di Piemonte, che rende possibile la simbiosi con le radici di alberi come querce, tigli e pioppi.
H2: Tartufo bianco, prezzo e quotazioni: quanto vale oggi
Unanimemente considerato il più nobile dei tuberi, ilTartufo Bianco d’Albaè celebre anche tra i semplici curiosi in virtù di unprezzoche lo rende una piccola pepita dal valore (quasi) inestimabile. Le cifre da capogiro richieste sono il frutto di un complesso mix di fattori, che variano la quotazione di anno in anno.
Il più importante è senza dubbio lararità: essendo una specie non coltivabile, la sua crescita dipende esclusivamente dalle condizioni climatiche offerte. La maggiore o minoreabbondanza del raccolto, a fronte di una domanda nazionale e internazionale sempre più alta, determina così uncosto al pubblico oscillante e generalmente alto.
Fare una stima accurata è dunque difficile, poiché il valore può variare anche durante la stessa stagione di raccolta. Attualmente, però, le stime si attestano su un prezzo medio di circa2.300 euro al chilogrammo.
H2: Come degustare il tartufo d’Alba: piatti e abbinamenti perfetti
Che si scelga di acquistarlo agli stand della Fiera Internazionale a lui dedicata, o che si preferisca degustarlo semplicemente in un ristorante locale durante un viaggio nelle Langhe, per apprezzare al meglio l’aroma e il sapore deltartufo d’Albaesistonopiatti e abbinamenticapaci di esaltare tutte le sue complesse caratteristiche organolettiche.
Tipicamente, questa specie viene utilizzataa crudo, affettata su preparazioni calde e neutreper sprigionare il suo inconfondibile profumo. Tra queste rientrano leuovaal tegamino, ma anche le paste come itagliolinie itajarin, oppure irisottipiù semplici a base di burro e parmigiano. Iltartufo bianco, però, è ottimo anche sullacarne crudaall’interno di una tartare o una battuta di fassona, oppure in combinazione con iformaggi freschie con leverdurein ogni loro forma.
Esiste poi una possibilità di impiego anche comedessert: le sue lamelle possono infatti arricchire un classicogelato alla cremaper creare un contrasto sorprendente. Importante, infine, lascelta del vinotra le etichette tipiche della sua regione d’elezione come unDolcetto d’Alba, unBaroloo unPinot Nero.
H2: Come conservare il tartufo bianco d’Alba a casa
Se decidi di acquistare iltartufo d’Alba, è importante che tu sappiacome conservarloal meglio in casa per preservarne tutte le caratteristiche in previsione di un impiego in cucina. Generalmente, è sufficiente avvolgerlo con unostrato di carta assorbentee inserirlo all’interno di uncontenitore ermeticoda riporre in frigorifero, a una temperatura compresatra i 4 e i 5 gradi. La carta andrà poi sostituita ogni giorno, così da assorbire l’umidità ed evitare la formazione di muffa. In questo modo,il tartufo bianco può resistere fino a 3-4 giorni.
Esiste tuttavia anche un’altra indicazione importante da rispettare. Questa eccellenza della zona delle Langhe, del Monferrato e di Roero, infatti,non deve mai essere lavata prima della conservazione, perché l’acqua rischierebbe di accelerarne il deterioramento. Meglio allora lasciare che la terra lo ricopra epulire la superficie delicatamente soltanto al momento dell’uso.Articolo scritto da collaboratori esterni, per info e collaborazioni rivolgersi allaredazione.
Fonte: Google News

Lascia un commento