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La patata, la segale, il tartufo… Il Don Alfonso 1890 per il rilancio del Matese

Nicola Pignatelli, Mario IaccarinoedErnesto Iaccarinonella scuola di cucina delDon Alfonso, con alcuni prodotti d’eccellenza del Matese. I tre sono impegnati in prima fila nella promozione di quel territorio attraverso i suoi tesori gastronomici

Proprio al centro di quel braccio di terra che si sporge dalla costa italiana, a Sud di Napoli fin quasi a toccare l’isola di Capri, e che si chiama Penisola di Sorrento, e più precisamente a Sant’Agata sui Due Golfi, esiste da oltre 50 anni ilDon Alfonso 1890, sinonimo di ospitalità e ristorazione; un’insegna che ha scritto pagine importanti della storia della gastronomia italiana, grazie al lavoro, alla visione e alla qualità umana della famiglia Iaccarino.

I due golfi sono quello di Napoli e di Salerno, su cui si affacciano la costa sorrentina e quella amalfitana. Probabilmente proprio perché nato e cresciuto circondato da tale livello di bellezza e incanto, il progetto fondato daAlfonsoeLivia Iaccarinoe portato avanti assieme ai figliMarioedErnesto, ha legato il suo percorso e la sua storia a un impegno verso l’ambiente e la sostenibilità. Loro sono stati precorritori nell’impegno verso il biologico e nell’associare la cucina del proprio ristorante ai prodotti coltivati nel proprio orto; così, da sempre la proposta delDon Alfonsoè orientata verso dieta mediterranea, stagionalità e salubrità, in un dialogo costante con l’azienda agricola biologicaLe Peracciole(l’orto del ristorante, appunto), un piccolo paradiso terrestre dove, tra decine di colture,orti, arnie e alberi da frutta, si vedono spuntare i faraglioni di Capri, in mezzo ad agrumeti e alberi di ulivi.

Tra le arenie e gli ulivi dell’azienda agricola biologicaLe Peracciole, orto del ristoranteDon Alfonso, spuntano i faraglioni dell’isola di Capri

Per contrastare questo spopolamento, i Comuni di Castello del Matese e Letino, supportati dall’Università Federico II di Napoli, dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli, dall’Università di Salerno e dall’Università del Sannio, hanno implementato un programma in sedici azioni. L’obiettivo è una rigenerazione culturale e sociale dei borghi storici del Matese da realizzare lavorando a una loro connessione con le aree naturali e con le filiere agricole circostanti, mettendo in primo piano le pratiche biologiche e la tutela della biodiversità. Una delle sedici azioni in questione ha coinvolto la famigliaIaccarinoche ha risposto prontamente all’appello delle amministrazioni del territorio:ilDon Alfonso 1890si è impegnato in prima linea quale ambasciatore e alleato di questo progetto di rigenerazione territoriale. Come, in concreto? Lavorando per la valorizzazione e promozione di prodotti agricoli del territorio.

Gli operatori del Matese con il team delDon Alfonso 1890nella scuola di cucina

È intorno a questi tre prodotti della terra matese (che, ricordiamo comprende le province di Campobasso, Isernia, Caserta e Benevento) che i Comuni di Castello del Matese e Letino hanno chiamato a raccolta la famigliaIaccarino, perché contribuisse, con il suo prestigio, ad accendere un riflettore su queste filiere produttive e sul loro valore gastronomico. Sia utilizzando questi ingredienti di pregio nell’elaborazione dei piatti del ristorante, sia trasformandosi in ambasciatori presso i colleghi della zona. Per due giornate, che si ripeteranno in primavera, Sant’Agata sui Due Golfi è diventata un hub formativo per gli operatori del territorio matesino: ristoratori, proprietari di strutture ricettive, cuochi, pizzaioli chef e aiuto chef sono stati invitati presso la scuola di cucina delDon Alfonsoper prender parte a incontri educativi sull’utilizzo degli ingredienti di eccellenza del matese. Infilatisi i grembiuli, guidati ed istruiti dagli chefErnesto IaccarinoeNicola Pignatelli, gli invitati si sono riuniti lungo il bancone della celebre scuola di cucina per conoscere l’utilizzo pratico di questi ingredienti. Il risultato è stato un rinnovato racconto del territorio, costruito con le mani in pasta, accanto ai fornelli, in un clima di ascolto, collaborazione e impegno condiviso tra chi produce, cucina e accoglie, per mestiere e vocazione. Obiettivo: conoscere, cucinare, assaggiare e raccontare insieme i prodotti identitari della propria terra.

Operatori del Matese durante i workshop di cucina alDon Alfonso 1890

Le ha fatto ecoCostantino Leuci, delegatoSlow Food Matese: «La nostra è un’area interna dell’Appennino centrale, a cavallo tra Molise e Campania. Il territorio, collinare e montuoso, oggi risulta poco abitato, ma che nei secoli passati, in particolare nel Medioevo, è stato uno dei principali tra gli insediamenti umani in queste areali dell’Italia Centrale. Il Matese è pieno di castelli, di palazzi che risalgono all’alto medioevo e ai secoli successivi; lì si insediavano popolazioni per cercare riparo dagli sbrachi e dalle incursioni dei mori, e dalle invasioni saracene. Per secoli è stato anche il punto di partenza di un’attività di allevamento – ovino in particolare – con migliaia e migliaia di capi che vi transitavano ogni anno per la transumanza» un paesaggio anche ricco dunque, secondo le stesse parole diLeuci, di «formaggi straordinari». Un’altra storia, questa, un’altra bandierina gastro da piantare su questo incredibile territorio-scrigno che abitiamo. Senza i cui tesori, come ha ricordatoMario Iaccarino, l’alta cucina italiana cesserebbe di esistere.

Patata di Letino farcita con ostriche su lenticchie e gamberetti

Fonte: Google News


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